Con piogge sempre più rare e una conformazione geologica che facilita l’effetto “ristagno”, l’emergenza inquinamento nel Nord Italia diventa sempre più critica, soprattutto nella stagione invernale.
In questi giorni le principali testate giornalistiche titolano l’aggravarsi dell’emergenza inquinamento in Lombardia in termini di polveri sottili (Pm10).
Tra le principali città colpite, Milano, Monza, Bergamo e Brescia risultano da maglia nera e la Regione Lombardia ha quindi attivato misure emergenziali, estese anche a Cremona, Como, Pavia, Lecco e Mantova.
Con piogge che di anno in anno si fanno sempre più rare e una naturale conformazione geologica che genera un vero e proprio effetto “ristagno”, la Pianura Padana è destinata a soffrire sempre più gravemente degli effetti dell’inquinamento atmosferico.
Cosa succede in Lombardia?
Dall’inizio del 2024, le aree urbane lombarde risultano tra le più critiche d’Italia come numero di giorni in cui i livelli hanno sforato i parametri di allarme, ovvero 50 microgrammi al metro cubo per le Pm10. In testa alla classifica c’è la città di Bergamo, con 13 giorni consecutivi di superamento, seguita da Brescia con 7 giorni, Cremona e Mantova con 5 giorni.
Le misure attivate da parte della Regione includono perciò il divieto di combustione e accensione di fuochi all’aperto, limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti, temperature non superiori ai 19°C e divieto di spandimento nelle aree agricole.
Chi sono i responsabili del picco di inquinamento?
Tra le fonti primarie di inquinamento, soprattutto nel periodo invernale, è possibile annoverare:
- le combustioni per riscaldamento, responsabili di oltre il 50% delle emissioni su scala nazionale
- gli allevamenti intensivi
- i trasporti, con un’incidenza del 22% su base nazionale, fino a raggiungere picchi superiori al 70% nelle grandi città come Milano
Fonte: Sole24Ore
L’esposizione prolungata a livelli elevati di inquinamento ha effetti significativi sulla salute della popolazione: le polveri sottili sono notoriamente classificate dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come sostanze cancerogene per l’uomo, con gravi effetti sul sistema respiratorio e cardiocircolatorio. Secondo l’Eurostat, l’Italia è il primo paese nell’Unione Europea per morti premature causate dal particolato fine, con un impatto non solo su adulti e bambini ma anche sulle generazioni future: nel nostro Paese, infatti, un bambino su 77 nasce con un disturbo del neurosviluppo a causa di quello che respirano i genitori e i tumori sono diventati la prima causa di morte per malattia in età pediatrica.
Cosa si può fare?
L’importanza di intervenire con soluzioni più efficienti diventa quindi primaria per assicurare città più sicure e salutari.
Se da un lato l’aspetto ambientale gioca un ruolo preponderante nella lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico, tali interventi hanno anche la capacità di combinare una migliore gestione del fabbisogno energetico e generare ritorni economici per i proprietari.
Questi includono:
- sostituzione di caldaie a combustibili fossili con impianti ibridi abbinati ad impianti fotovoltaici, in grado di abbattere drasticamente le emissioni di CO2 e garantire un maggiore comfort climatico
- riqualificazione degli edifici tramite l’installazione di un cappotto termico in grado di migliorare l’isolamento e limitare le dispersioni di temperatura
- sostituzione dei veicoli maggiormente inquinanti (euro 0 e 1 a benzina, gpl e metano e euro 2, 3 e 4 a gasolio) con sistemi di mobilità sostenibile e installazione di colonnine elettriche
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